Tra Trap e PFM: "Ho tradotto Young Signorino perché non si poteva cantare." - Intervista a The Andrè



illustrazione di Giangioff




In occasione del Bella Storia Fest tenutosi a Venticano (AV) il 10-11 Agosto, Festival interessantissimo e fresco al suo primo anno di vita, c’è stato modo di scambiare quattro chiacchiere con l’autore che si cela dietro lo pseudonimo di The Andrè, giovane talento esploso grazie alle condivisioni sui social ed il passaparola. Il cantante non ha permesso riprese video e foto per preservare la delicatezza del suo progetto e ci racconta il perché di questa scelta, la sua collaborazione con Dolcenera per una cover di Sfera Ebbasta e molto altro. 


Il risultato vocale delle tue cover è strabiliante. Utilizzi qualche software?
Utilizziamo un programma raffinatissimo. No scherzo, sono io (ride). 

L’idea delle cover Trap da dove nasce?
Nasce da un gioco tra me e un amico fan di De Andrè. Ci inviavamo degli audio di Whatsapp per scherzo con delle cover come De Andrè canta De Gregori. Sono venuta a conoscenza della trap successivamente tramite una mia amica. Ho pensato che fosse la cosa più lontana possibile e mettere insieme le due cose avrebbe creato un effetto straniante.  Ho provato a mandare il vocale al mio amico. Lui non ha apprezzato molto in quanto non conosceva la trap (ride). E poi mi sono detto: Secondo me può funzionare. L’ho caricata su Youtube ed è cominciata così.


Fai cover solo dei video più visualizzati della scena Trap?
I primi brani erano le canzoni che avevo sentito più di una volta, probabilmente erano anche quelle che tiravano un po’ di più. Poi da li ho fatto delle ricerche accademiche (ride) e ho iniziato a suonare canzoni un po’ meno di successo. 


Cosa ascolti?
Sono partito con l’ascolto del cantautorato italiano e poi musica, dal blues, al jazz, tutto il panorama americano, fino agli anni ’80.


Come mai l’anonimato?
All’inizio l’anonimato era stato per me un modo per nascondermi un po’ dato che è arrivato questo successo che non mi aspettavo. Non si tratta dell’anonimato in stile Liberato ma dell'essere più voce che volto in modo da preservare un po’ dell’illusione.


Gli arrangiamenti sono tuoi?
Si. Infatti l’idea è quella di creare un contrasto netto con le musiche trap. Non è tanto la voce che è simile ma è anche il modo in cui viene suonata.

Solo cover o stai muovendo i passi per variare qualcosa nel progetto The Andrè?
Diciamo uno dei primi passi in una nuova zona sono le ultime due canzoni. Ho preso dei testi trap e li ho “tradotti” cioè riscritti in una forma metrica e sostanzialmente ho cambiato tutte le parole. Ci sono dei rimandi vaghi al testo originale. In realtà sono degli inediti mascherati da cover. Quello è già un modo per allontanarsi dalla cover dura. Ho tradotto Young Signorino perché non si poteva cantare “calale calale calale”. (ride) 





Ma la trap ti fa schifo?
Nasco come fan di De Andrè e la prima volta che ho sentito la Trap ho detto: “Ma cos’è?”. Piano piano ho imparato a conoscerla di più ma conservo ancora l’opinione che la distanza almeno testuale dalla canzone d’autore, sia ancora tanta. Per chi dice che la trap sia il nuovo cantautorato rispondo che c’è ancora un bel margine di differenza.

Ci racconti il tuo incontro con Dolcenera?
Mi ha scritto lei sulla pagina facebook. Pensavo fosse uno scherzo perché è successo 4 giorni dopo che cominciava a gonfiarsi la cosa sui social. Poi ci siamo sentiti e siamo riusciti ad organizzare.
E’ stato tutto molto bello e lei è stata molto gentile essendo una “vera cantante” a differenza mia.